Il fratello che mi manca
Il cap 4 del libro della Genesi e la fraternità[1]
Il capitolo quarto del libro della Genesi dovrebbe intitolarsi “I figli di Adamo ed Eva” oppure “I fratelli”, oppure un unico titolo dovrebbe abbracciare i capitoli 4 e 5 col titolo La discendenza di Adamo ed Eva. [2]
Accostiamo infatti i primi due versetti e gli ultimi due del cap 4 della Genesi:
1Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore». 2Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo.
25Adamo di nuovo conobbe sua moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. «Perché – disse – Dio mi ha concesso un’altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l’ha ucciso».
26Anche a Set nacque un figlio, che chiamò Enos. A quel tempo si cominciò a invocare il nome del Signore.
Abbiamo una chiara inclusione e quasi si stenterebbe – se non facessimo così anche noi spesso nella vita – a cogliere che abbia prevalso totalmente l’evento tragico e non la sostanza inquadrante e ciò che di fatto meglio si collega con il seguente capitolo cinque che tratta della discendenza di Adamo da Set, il figlio/fratello trascurato nel capitolo quarto da noi, ma voluto dal Signore della vita.
Forse ci sono tante motivazioni esegetiche[3] per cui capita questo, ma una lettura spirituale consapevole, sapienziale e col sensus fidei dei comuni credenti non può esimersi da una serie di considerazioni, tanto più rilevanti quanto più vogliamo oggi parlare di fraternità con i piedi per terra e non solo per principi astratti: la realtà è sempre più e….e, non o….o. La dinamica del due non deve far dimenticare il terzo con cui Dio la mantiene fin dalle origini: non ci sono solo Adamo ed Eva c’è il serpente, non ci sono solo Caino e Abele, c’è Set[4].
I figli di Adamo sono Caino, Abele, Set ed altri, figli e figlie (5,4): compaiono qui le donne, ma già, oltre Eva, era comparsa la moglie di Caino, le mogli di Lamec, la sorella di Tubal-Kain, e ancora di Set si dice che generò figli e figlie, e questo lo si ripete per i suoi discendenti.
Ostacolo alla fraternità non è solo quindi un cattivo rapporto tra due fratelli, ma anche la lontananza fino all’ignorarsi perché Caino e Set paiono non incontrarsi, con infinita differenza rispetto a quanto capita poi tra Esaù e Giacobbe, ma sicuramente un certo tipo di distanza evita conflitti.
Eppure alcuni nomi ricorrenti sia nella discendenza di Caino che in quella di Set sembrano quasi suggerirci che forse non erano così distanti all’inizio, come i testi nella loro collocazione possono far intendere, anche se poi con il diluvio si salva solo Noè che è discendenza di Set.
Quindi, se Caino ha ucciso Abele, è altrettanto vero che Set lo abbiamo nascosto noi[5]. Non dobbiamo dimenticare che la Genesi è un testo sapienziale e rivelativo non storico, quindi sta a noi scoprire quali tesori nasconde[6] e sprigiona nell’ascolto del suo insieme senza perdersi nei particolari che gli esegeti scavano.
Forse la Genesi dice più cosa saremo se camminiamo con Dio che non quello che siamo stati.
Quanto spesso ci hanno detto e abbiamo pensato di essere tutti discendenti di Caino[7], ma la Bibbia non lo dice, anzi Luca[8] ci dona una genealogia di Gesù risalendo ad Adamo, figlio di Dio, attraverso la discendenza di Set a partire da Giuseppe il giusto, che è quindi lui discendenza di Set e strumento del dare a Gesù una famiglia umana.
Ciò che accade tra Caino e Abele è di una gravità assoluta[9], il cui esito è come annunciato dai loro nomi, dati da Eva: Caino rimanda al verbo acquistare che serve ad Eva per indicare un rapporto particolare con Dio da cui lo riceve; Abele rimanda al sostantivo inconsistenza e non c’è riferimento a Dio, resta fratello in balia del fratello, mentre con Set, nome che rimanda all’idea del concedere, si riallaccia il legame con Dio.
C’è una varietà di vocabolario usata per la comparsa sulla scena di Caino, Abele e Set: Caino è detto “un uomo” (4,1), Abele “fratello” (4,2), Set figlio e discendenza (4,25) e viene poi specificato “figlio a immagine e somiglianza di Adamo” (5,3) con le stesse parole con cui si era indicato Adamo, immagine e somiglianza di Dio: è quindi Set che è il figlio dell’uomo per eccellenza, per completezza, quasi nuovo inizio di figliolanza e fraternità.
Il gesto compiuto dal primogenito è espressione dell’incapacità di reggere l’alterità considerata ostile e concorrenziale[10], mentre la diversità è nel progetto del Signore che si affretta a concedere un altro figlio ad Adamo ed Eva, Set, che è comunque anche un ulteriore dono per Caino, a cui il Signore non è riuscito a far vincere la irritazione contro il fratello Abele e contro il Signore stesso, ma il Signore lo ha poi protetto con un segno, e un fratello che non è per lui, nella lontananza, una minaccia.
Possiamo anche pensare che Caino non incontra Set e gli altri fratelli e sorelle perché si è allontanato dal Signore e quindi anche dalla sua famiglia di origine e dalla esperienza di fraternità/alterità che essa offre. Caino non accetta di essere amato dal Signore in modo diverso (non minore) dal fratello Abele, ma l’amore fa differenze che non devono ferire ma coniugarsi in un unico disegno di salvezza[11], vedi poi Israele e le genti (Dio salva l’uno attraverso l’altro[12]).
Il Signore non nega però a Caino la fecondità, ma lui resta in ricerca di una fraternità altra (la città) in un contesto in cui la violenza è di casa.
Invece Set è in un certo senso il figlio buono che ben avrebbe voluto essere fratello e infatti con suo figlio,-sia da sottolineare o meno – si comincia a invocare il nome del Signore[13], si crea una larga famiglia (5,7) in cui c’è un Enoc che camminò con Dio e scomparve perché Dio lo aveva preso; c’è un Lamec che non diffonde la violenza ma anzi genera un figlio, Noè, che sarà un consolatore non solo dei suoi come dice suo padre, ma possiamo aggiungere di Dio stesso perché non solo camminava con Dio come l’avo, ma lo ascoltava e obbediva in silenzio come poi farà Giuseppe sposo di Maria.
Abele è figura di tutte le vittime nascoste e silenziose nella storia[14], di chi preferisce subire il male che farlo[15]; Caino è figura della possibilità di male che si annida nel cuore dell’uomo, Set delle possibilità di essere come il Signore desidera: i tre fratelli ci abitano e dobbiamo saperli integrare nelle nostre profondità e accordare nella storia, per accogliere nella fraternità tutti gli altri, figli e figlie di Adamo.
La fraternità non è scontato legame familiare o amicale, ma una dinamica relazionale che ha bisogno di esperienza positiva, ma anche di quella negativa per divenire un crescere in sapienza ed umanità.
In che rapporto si vive con l’Altro, con gli altri/e?
Il libro della Genesi, che raccoglie la sapienza di secoli, ce ne mostra tutta la complessità, ma credo che ci inviti a non fermarci solo sull’alternativa o io o te che la vicenda di Caino e Abele pone di fronte: è fratello anche il terzo, il lontano e tanti sono i modi del non vivere la fraternità e c’è una violenza non esplicita che non è meno tale.
Confesso che mi chiedo come mai nei tanti incontri sulla Fratelli tutti, non si è mai parlato di Set? Degli altri fratelli e sorelle che restano dietro le quinte nelle pagine iniziali della Bibbia[16]? Si dice che si è fratelli perché figli, ma subito ne dimentichiamo uno. E noi quanti dimentichiamo?
Sembrava una grande dimenticanza che fossero citate così poco le sorelle e non ci si è accorti che forse il problema era ed è quel “tutti” che usiamo tanto, ma sempre perdendo/scartando qualche pezzo di umanità, e non solo donne.
Giuliana Babini – 06038 Spello – Via Gigliara 14
[1] Rimando volentieri a Parole di vita Luglio-Agosto 2007 n.4 dedicato a Dove è tuo fratello?
[2] A. Wenin in Da Adamo ad Abramo intitola il c. 4 Caino e la sua discendenza, penso per la sua attenzione, per me eccessiva, alla violenza e dal suo collegare l’uccisione del fratello Abele alla non corretta relazione con la madre Eva, anche se poi si ricorda di Set. Per me più luminosi sono i testi di T.Hieke e di M. Navarro Puerto in La Torah. La Bibbia e le donne. Ed Il pozzo di Giacobbe 2009, in essi il positivo della vita passa tramite le donne, ma questo finisce per valorizzare anche Set come nuovo inizio.
[3] Ci sono di mezzo l’uso che di Set fanno alcuni testi apocrifi, alcuni testi gnostici, alcuni studi che vogliono stretti legami con l’Egitto, ove però c’è un personaggio Seth del tutto negativo, che conferma più la distanza che la dipendenza.
[4] Mantenere l’apertura al terzo ha profondi sviluppi teologici e spirituali.
[5] Non i Padri, per esempio Agostino afferma che Set avrebbe realizzato compiutamente la santità di Abele (cf Biblia Genesi EDB).
[6] Ignace De La Potterie sottolineava l’importanza del non detto, e quanto ne emerge quando si legge la parola con la parola, e, per noi cristiani, quando di legge tenendo presente Cristo Gesù! (un esempio non senza limiti, ma non senza luce: Beda dice che Abele ucciso da Caino è figura della passione di Cristo, mentre Set che prende il posto di Abele è figura del Signore risuscitato.)
[7]Anche in tradizioni islamiche tutti i discendenti di Caino sono travolti dal diluvio per cui noi saremmo tutti discendenti di Set.
[8] In realtà Luca può riprendere la genealogia anche da 1 Cr1,1 che riporta Gn 5; un richiamo c’è anche in Siracide 49,16-19 (non solo si sottolinea l’eccellenza di Enoc ma anche quella di Set prima di ribadire la gloria di Adamo).
9 Nella storia della salvezza l’essere primogeniti non dà un ruolo particolare anzi, forse proprio per distinguere la logica consueta da quella dell’operare di Dio, viene preferito il secondo, l’ultimo, il marginale: anche questa constatazione, avrebbe dovuto aiutare a non mettere al centro Caino. Forse non è proprio un caso che sia il primogenito ad uccidere; la storia biblica ci insegna che il Signore non sceglie per la sua opera i primogeniti (non è tale Isacco, non lo è Giacobbe e, saltando, non lo è Davide).
[10] Il testo della Genesi è molto sobrio, ma di interpretazioni già troviamo eco in 1Gv 3,12: Giuda 11; Eb 11,4.
[11] Anche la creazione avviene in fondo così.
[12] “Ho amato Giacobbe e ho odiato (amato diversamente) Esaù” troviamo in Ml 1,2-3 citato anche in Rm 9,13: ci piaccia o meno, Dio si serve di Israele in cui ha fatto nascere il suo Figlio per salvare tutti noi.
[13] È versetto molto controverso.
[14] Cf Mt 23,35;Lc 11,51. Solo il sangue di Gesù sarà più eloquente, cf Eb 12,24.
[15] C’è un racconto in cui si presenta un Abele che può, ma non vuole per pietà far del male lui a Caino Cfr MIdraschim di R.Pacifici, ed Marietti 1987.
[16] Di quelli che restano “indietro” nella storia di certo Papa Francesco non tace!